Non è una storia di Natale 🎄 ma, in questo periodo, nel presepe di Mancini Group c’è sempre spazio per la statuina del pastore Kaldi 👨🌾 con i suoi bei sacchi di caffè sulle spalle.
Scherzi a parte, la particolarità delle leggende è quella di perdersi nel tempo e di rendere impossibile sapere se sono vere o frutto di qualche buon narratore. Ma tra le varie storie sull’origine del caffè ne emerge una di origini etiopi o arabe, è la più interessante e che con qualche variazione viene riportata da moltissimi scrittori.
Racconta di un gruppo di pastori abissini e delle loro “capre danzanti” 🐐🐐sull’altipiano di Kaffa.
Questi pastori facevano pascolare le loro capre seguendole lungo i fianchi delle colline alla ricerca di cibo. Il lavoro non era di per sé così duro e i pastori potevano passare le giornate a controllare le capre suonando e cantando all’ombra degli alberi. Come ogni sera, Kaldi, uno dei pastori che suonava il flauto, emetteva una speciale nota acuta e le capre smettevano di brucare nella foresta affrettandosi sulla via del ritorno.
Un pomeriggio, però, le capre non risposero al richiamo del flauto e Kaldi provò una seconda e una terza volta. Niente. I pastori allora salirono verso la foresta per recuperare le capre e, girato di corsa l’angolo di uno stretto sentiero, ritrovarono all’improvviso le capre sotto la vegetazione di alcuni alberi che non avevano mai visto. Le capre continuavano a scorrazzare, a correre e a cozzare le corna le une contro le altre.
Dovevano essere stati quegli alberi con foglie verdi e grappoli di bacche rosse a fare impazzire le capre. Era forse un veleno? Sarebbero tutte morte?
Alcune di esse danzavano sulle gambe posteriori e belavano in continuazione, una visione che fece rimanere tutti senza fiato. Quella notte, non fu possibile riportare le capre a casa se non dopo diverse ore e fu impossibile farle dormire, ma nessuna di loro fortunatamente morì.
Il giorno dopo, Kaldi andò da solo nella foresta stregata e, pensando che non poteva essere troppo pericoloso imitare le capre, per prima cosa masticò qualche foglia. Avevano un sapore amaro ma masticandole iniziò a sentire un lieve formicolio che si muoveva dalla lingua fin giù nello stomaco. Allora provò le bacche. Il frutto era leggermente dolce e i semi che ne fuoriuscivano erano saporiti.
Ben presto Kaldi cominciò a saltellare si sentiva come se non avesse mai più potuto provare stanchezza e malumore. Kaldi raccontò agli altri pastori dei magici alberi, la notizia si diffuse e il caffè divenne presto parte integrante della cultura etiope e da qui iniziò la sua diffusione nel mondo.
La scoperta del caffè è per noi come uno dei miracoli del Natale✨, un dono ricchissimo, profumato e senza di esso il mondo sarebbe stato sicuramente un po’ più triste e povero.
Alessandro
25 anni, il nostro Marketing Consultant.
Adora il caffè macinato per moka.
È solare, entusiasta e ama il vintage.
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